Progetto Come In, si è chiusa in Cornovaglia la formazione per sessioni di sport inclusive

Il Progetto Come In, promosso da OPES, SPARC, ENGSO youth, ANESTAPS e Special Olympics, con il prezioso contributo del programma Erasmus+ dell’Unione Europea, raggiunge un importante traguardo e si avvia verso il secondo giro di boa.

Nel mese di febbraio, nello splendido villaggio costiero di Newquay (Inghilterra, Cornovaglia), 24 partecipanti di COME IN, provenienti da Francia, Italia (a rappresentare OPES erano presenti Sara Massini e Linda Rombolà) e Inghilterra, si sono riuniti per seguire questo percorso di formazione che permetterà loro di sviluppare e affinare abilità specifiche, volte a creare sessioni di sport inclusive in modo che persone con disabilità e normodotati possano svolgere attività fisica insieme. Nel caso specifico, i rappresentanti degli Enti coinvolti hanno presentato dei case history, aggiornato i partner sui passi compiuti nelle rispettive nazioni, svolto attività ed hanno raccolto pensieri e riflessioni per andare poi ad implementare le migliori tattiche e tecniche che consentono ad atleti con esigenze speciali di vivere delle esperienze positive.

La prima giornata in terra di Albione è iniziata con la divisione dei partecipanti in due gruppi. Se il primo ha ascoltato una introduzione del rappresentante di Special Olympics, Tobias Staebler, il secondo ha svolto attività fisiche destinate a portare benefici ad atleti e sportivi con particolari esigenze o necessità. Terminato il ciclo di ore di formazione a disposizione, i due gruppi si sono invertiti. Chi ha trascorso la prima parte a seguire le lezioni teoriche si è concentrato sulla pratica e viceversa. Al ritorno in hotel sono seguiti dei momenti di riflessione e di analisi a caldo di quanto appreso o imparato. Ad esempio, i partecipanti hanno dovuto ragionare su quello che è successo e su come si sono adattati alla situazione e alle condizioni date (palla, campo, sedie a rotelle). Al termine delle attente osservazioni, i partecipanti hanno ricevuto un feedback professionale sulle procedure corrette per allenare i propri atleti.

Il secondo giorno ha visto i partecipanti al coaching impegnati sul campo prettamente pratico. Ognuno ha sviluppato delle attività sulla base degli obiettivi da raggiungere con gli atleti disabili impegnati nel tennis o nella pallavolo (giocata anche da seduti) e le ha condivise con i colleghi, ricevendo in cambio un feedback, utile a variare o ad adattare l’esercizio.

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Queste attività sono state preparate e spiegate per creare un’esperienza sportiva interattiva per gli atleti con esigenze speciali. Da segnalare il metodo S.T.E.P. (Space, Time, Equipment, Participation) proposta da SPARC, che ha permesso ai partecipanti al corso di imparare ad adattarsi ad ogni attività o situazione, identificando lo spazio, il tempo e le attrezzature.

Nel mese di maggio, in attesa che venga redatto il toolkit, è previsto un secondo corso formativo. Gli insegnanti, gli allenatori e gli studenti che prenderanno parte all’appuntamento matureranno un’ulteriore esperienza, necessaria a creare sessioni di sport inclusive per atleti normodotati e con disabilità.

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