Calibro delle armi e la loro denominazione di Michele Alfarone

Questo mese voglio parlarvi del calibro delle armi da fuoco ma soprattutto della loro denominazione. Cercherò di esprimermi in maniera chiara usando un linguaggio semplice anche se per alcuni versi tecnico, in modo che tale articolo possa essere utile non soltanto per chi è appassionato di armi, ma anche a tutti coloro i quali da poco tempo si sono avvicinati al mondo delle armi e non hanno ancora ben chiaro il concetto di calibro e la differenza che esiste fra loro. 

Iniziamo con il dire che il calibro riferito alle armi da fuoco tecnicamente determina il diametro interno della canna di un’arma, la cosiddetta anima. Teniamo presente che per calibro riferito alle armi da fuoco può intendersi anche il diametro convenzionale di una canna, il diametro di un proiettile o anche la denominazione commerciale di una cartuccia.Armi a canna liscia

Il calibro delle armi a canna liscia si determina facendo riferimento al vecchio sistema inglese utilizzando appunto la libra. Questa unità di misura attualmente detta anche libra internazionale equivale a 453,6 grammi e il suo sottomultiplo è l’oncia (ounce) per cui una libra è pari a 16 once. Un fucile è di calibro 12 non perché il diametro della canna è 12 mm, bensì perché ci vogliono 12 sfere (palle) di piombo di diametro necessario, pari al peso di una libra aventi lo stesso diametro interno della canna del fucile. Per fare un termine di paragone, un fucile di calibro 20 sarà più piccolo rispetto a un fucile di calibro 12, perché per raggiungere il peso di una libra, ossia 453, 59237 (453,6 arrotondato per eccesso), ci vorranno 20 palle di piombo anziché 12 palle di piombo. Di conseguenza il calibro 24 sarà ancora più piccolo rispetto al calibro 20, in quanto ci vogliono 24 palle di piombo più piccole il cui peso totale corrisponde a una libra e via di seguito.  

canna liscia

Armi a canna rigata

Vediamo ora come si determina il calibro delle armi con canna rigata. Le armi portatili corte e lunghe a canna rigata, presentano all’interno della canna, una serie di solchi elicoidali detti principi che vengono tracciati con delle tecniche costruttive basate su parametri economici e qualitativi inversamente proporzionali, ovvero più sarà economico il processo di costruzione meno qualità avremo del prodotto finale. L’inclinazione delle righe è l’angolo che esse formano rispetto alla direttrice della canna. Sulla base dell’angolo si determina il passo delle rigature che può essere costante o progressivo. Se l’angolo delle rigature rimane invariato dall’inizio alla fine della canna avremo un passo costante, mentre se l’angolo varia dall’inizio alla fine della canna avremo un passo progressivo. Il passo progressivo fu una sorta di esperimento fatto per questioni tecniche sul fucile Carcano M 91 ma successivamente abbandonato, per cui oggi canne di questo tipo non vengono più prodotte. La parte alta dei solchi indica i pieni, mentre la parte profonda i vuoti. Le rigature quindi imprimono una rotazione assiale al proiettile, determinando un effetto giroscopico. A causa dell’effetto giroscopico il proiettile diventa meno sensibile a influenze esterne che possono deviarne la traiettoria, per cui gli conferirà stabilità in volo e maggiore precisione. 

Dobbiamo fare ora una distinzione tra calibro reale e calibro nominale di una canna. Il calibro reale è il diametro tra i pieni di rigatura di una canna, anche perché i solchi vengono realizzati in un secondo momento dal produttore. Il calibro nominale, ossia il nome proprio della cartuccia, è un numero convenzionale il cui valore è approssimativo, comunque vicino al diametro effettivo, ma che non corrisponde quasi mai ad esso. Inoltre possiamo dire che il calibro nominale rappresenta il diametro fra i vuoti o il diametro della palla. Questo ve lo dimostrerò di seguito con l’esempio del calibro .308 Winchester, verificando i suoi dati sulla tabella CIP. Ma prima spieghiamo cosa sono le tabelle CIP e SAAMI, facilmente reperibili su internet. 

canna rigata (1)

Le tabelle tecniche CIP e SAAMI

Tutte le cartucce commerciali per pistola, revolver, carabine e fucili sono prodotte nel rispetto di due tabelle tecniche che contengono degli standard fondamentali denominate CIP e SAAMI. Queste tabelle obbligano i produttori di armi e munizioni di attenersi a standard di misurazioni, come per esempio le pressioni minime e massime di esercizio per ogni calibro, la massima misura ammessa per una cartuccia, la misura del bossolo, il diametro della palla, calibro nominale e effettivo della cartuccia, ecc. La Cip (Commissione Internazionale Permanente per la prova di armi da fuoco portatili) è per L’Europa e tutti i paesi che ne aderiscono. Saami (Sporting Arms and Ammunition Manufacturer’s Institute) è per gli Stati Uniti, i massimi produttori di armi da fuoco. Per cui dobbiamo far riferimento a seconda delle munizioni a queste tabelle e leggere i valori effettivi per ogni cartuccia in modo da determinare il loro calibro reale.  

Prendiamo come esempio il calibro .308 Winchester e andiamo a verificare le misure riportate sulle tabelle CIP. (su google cercate tabella cip calibro .308) Il calibro reale della canna lo andiamo a prendere nella sezione Barrel F e Z che corrispondono al diametro fra i pieni e i vuoti di rigatura. Il diametro fra i pieni indica 7,62 mm, mentre quello sui vuoti 7,82 mm. Sulla tabella osserviamo che il calibro nominale corrisponde a .308 centesimi di pollice. Facendo una semplice operazione matematica, ossia 0,308 x 1 pollice (25,4 mm conversione fra pollici e millimetri), il risultato sarà 7,82 mm, che è appunto il diametro tra i vuoti di rigatura. Se osservate la tabella CIP su G1 troverete il diametro della palla che risulta essere 7,85 mm, per cui deduciamo che la palla del calibro .308 è più larga di 3 centesimi di pollice rispetto ai bordi di rigatura ossia 7,85 mm.

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calibri statunitensi, calibri Inglesi e calibri europei

Approfondiamo ora il discorso iniziato sopra, facendo una distinzione fra calibri statunitensi, calibri Inglesi e calibri europei. L’Inghilterra e gli Stati Uniti, che erano una colonia inglese, utilizzano da sempre come unità di misura il sistema imperiale, con pollici o frazione di pollici. Potrete notare che i calibri anglosassoni, in genere, sono denominati con un punto davanti al numero corrispondente al calibro nominale, questo perché il punto sostituisce quello che per gli europei è la virgola, inoltre viene omesso anche lo zero prima della virgola per cui ad esempio il calibro nominale .38 equivale a 0,38 centesimi di pollice. Il calibro .223 Remington per arma lunga corrisponde a 0,223 millesimi di pollice. l’Europa invece utilizza il sistema metrico decimale che prevede metri, centimetri, decimetri, e millimetri. Nel sistema europeo si indica il calibro reale della canna seguito da una X (es. 7,62 x 63 mm) e l’altezza del bossolo vuoto sempre in millimetri. Possono esserci anche altre indicazioni di cui parleremo in seguito. Ecco che si capisce che esiste una differenza notevole fra questi due sistemi di unità di misura che non essendo uniformi non sono facilmente identificabili.

Alcuni calibri statunitensi che risalgono alla seconda metà del XIX secolo avevano come denominazione anche altri parametri. Prendiamo in considerazione due cartucce dell’epoca, come la cartuccia .50-70 e la cartuccia .45-70, raccontando brevemente la loro storia. La cartuccia .50-70 era una munizione a polvere nera per il fucile Springfield Trapdoor utilizzato all’epoca dall’Esercito statunitense. La denominazione di questa cartuccia indica che .50 come già detto corrisponde al calibro nominale espresso in centesimi di pollice, 70 si riferisce al quantitativo di polvere nera contenuta all’interno del bossolo espresso in grani. Commercialmente si aggiungeva a volte anche un’altra indicazione riguardante al peso della palla espresso sempre in grani, per cui si identificava come .50-70-450. 

Nel 1873 nasce la cartuccia .45-70 in sostituzione alla ormai vecchia .50-70. Quest’ultima si differenziava per il calibro nominale di .45 centesimi di pollice, pur mantenendo sempre lo stesso quantitativo di polvere nera.  Successivamente venne poi aggiunto anche il termine governativo (.45-70 Government o Gov’t). Nel tempo però detta cartuccia si identificherà anche con altre denominazioni, ma parliamo sempre della stessa cartuccia seppur con un peso di palla differente: .45-70 Gov’t, .45-70-500, .45-70-405, .45-70 Trapdoor.

Negli anni a venire con l’avvento delle polveri infumi, cosiddette in quanto producevano meno fumo rispetto alla polvere nera, si è deciso di abbandonare questo sistema di denominazione delle cartucce, mantenendo il diametro nominale della palla con l’aggiunta del termine commerciale o altri termini che denotano le caratteristiche della cartuccia stessa. La cartuccia .300 Winchester Magnum è adatta per il nostro esempio, infatti il suo calibro nominale è di 300 millesimi di pollice, anche se in realtà il suo diametro è .308 millesimi di pollici, ossia 7,62 mm. La sua palla come abbiamo già visto sulla tabella CIP, ha un diametro di 7.85 mm, ed è la stessa della cartuccia .308 Win e della cartuccia .30-06 Springfield. Winchester Repeating Arms Company è la fabbrica di armi che l’ha prodotta e distribuita negli anni 60, mentre la denominazione commerciale magnum sta ad indicare che ha maggior quantitativo di polvere. Per questo motivo infatti, possiede un bossolo a collo di bottiglia di lunghezza maggiore rispetto alla .30-06, con un fondello detto Belted, con un anello o cinturato con risvolto.  Questa cartuccia ha prestazioni migliori in termini di velocità ed energia cinetica, rispetto alle altre .300 Winchester che non sono magnum. È nota anche come .300 Win Mag, .300WM o con il sistema metrico decimale 7,62 × 67mm.

Ci sono molti altri calibri che per la loro denominazione possono creare confusione, ma per parlare di un caso, secondo me emblematico, dobbiamo tornare indietro nel tempo ossia al 1906 anno in cui la munizione .45-70 Government già citata sopra, venne rimpiazzata da un’altra munizione, la .30-06. Questo calibro famoso in tutto il mondo e ancora oggi utilizzato per la caccia, nasce da un’altra cartuccia precedentemente denominata .30-03. In questo caso per .30-03 non si riferisce al calibro commerciale e la denominazione 06 non può ovviamente riferirsi al quantitativo di polvere nera, in quanto questa nuova munizione nasce proprio per la polvere senza fumo, bensì di riferisce al 1906 anno in cui fu adottata dall’esercito americano per essere utilizzata dal fucile Springfield 1903. 

Questa cartuccia è denominata anche 30-06 Springfield, oppure come già detto con il sistema metrico decimale 7,62 x 63 mm. Osservate come a cartucce con stesso calibro vengono date diverse denominazioni che ne rendono difficile l’identificazione stessa. Ma non finisce qui, infatti dal .30-06 derivano diversi calibri come ad esempio il .25-06. Tale cartuccia venne creata dall’armaiolo Niedner e da F.W. Mann nel 1920 circa e la sua denominazione era .25 Niedner, dal nome appunto del suo produttore. Inizialmente lo studio era partito dal bossolo di un’altra cartuccia denominata .30-40 Krag. Questa cartuccia nota anche come .30 U.S e .30 Army, era stata sviluppata all’inizio degli anni 1890 per fornire alle forze armate statunitensi una cartuccia di polvere senza fumo adatta per i moderni fucili a ripetizione di piccolo calibro. Successivamente i due ideatori decisero di apportare modifiche al bossolo del .30-06, decisamente più moderno rispetto al .30-40 Krag. Venne ristretto il colletto del bossolo del .30-06 in modo da poter accettare una palla di calibro .257 millesimi di pollice, corrispondente a 6,52 mm. La denominazione di questa cartuccia quindi deriva dal fatto che il colletto è stato ristretto fino a farlo diventare .25 centesimi di pollice, mentre 06 non fa riferimento all’anno 1906, bensì al fatto che questo calibro deriva dal .30-06. Da ciò potete capire come tutto diventa complicato per l’identificazione di alcuni calibri, che nell’immediato non si riesce a capire la loro effettiva dimensione se non studiando la loro storia e le caratteristiche che hanno.   

Fino ad ora abbiamo citato soltanto calibri per arma lunga di origine americana, ma se andiamo ad analizzare calibri di origine Inglese sempre per arma lunga scoprirete che ci troviamo più o meno nella stessa condizione, ossia la loro denominazione è simile a quella americana, per cui avremo l’indicazione del diametro in millesimi alcuni anche in centesimi di pollice, l’indicazione del produttore e in alcuni casi il termine commerciale Magnum per quelle cartucce che hanno maggiori prestazioni, ma come vedremo si aggiungono anche altre indicazioni a specificare le caratteristiche della cartuccia stessa. 

Partiamo dalla cartuccia .303 British (7,7 mm x 56 mm R). La “R” significa Rimmed ovvero con flangia/bordatura sul fondello del bossolo. I bossoli di tipo Rimmed, molto diffusi ancora nei giorni nostri, presentano il diametro del fondello maggiore rispetto al diametro del corpo del bossolo e non presentano la scanalatura per l’estrazione, per cui l’estrattore agisce direttamente su questa sporgenza. Questa bordatura sul fondello del bossolo venne creata all’epoca delle prime cartucce metalliche. Per la tecnologia di allora le misure non erano precise, bensì variabili, per cui cartucce dello stesso calibro potevano avere lunghezze diverse. Di conseguenza, per trattenere le cartucce nella camera di scoppio delle armi, in modo che il percussore potesse colpirle correttamente per poi innescare la combustione della polvere da sparo, venne creata questa bordatura esterna più grande che risolse il problema.

Questa cartuccia fu prodotta come si può evincere dalla denominazione in Gran Bretagna. Era la cartuccia militare standard britannica e del Commonwealth per fucili e mitragliatrici, dal 1889 fino a che non venne sostituita dalla cartuccia 7,62 x 51 NATO (North Atlantic Treaty Organization) .303 è il diametro nominale della cartuccia, mentre British sta ad indicare l’origine. Altro esempio può essere la cartuccia .375 Holland & Holland Magnum. .375 è sempre il diametro nominale espresso in millesimi di pollice, Holland & Holland è il produttore con sede a Londra che appunto l’ha prodotta nel 1912, mentre il termine Magnum come per le altre cartucce succitate, indica una maggiore prestazione rispetto alle altre di ugual calibro. 

Prendiamo ora in considerazione un’altra cartuccia: la .450 Express. Si tratta di una cartuccia particolare, in quanto da essa nascono una serie di variazioni che ne modificano le caratteristiche che poi vengono riportate nella loro denominazione. La .450 Express inizialmente era una cartuccia a polvere nera infatti è riconosciuta anche come .450 Black Powder Express. Questa cartuccia venne in un secondo momento potenziata con polvere senza fumo, per cui prese la denominazione .450 Nitro Express. È questa una cartuccia da fucile Express o per fucile a otturatore girevole-scorrevole, usato per la caccia grossa, ossia per il safari africano. La sua denominazione quindi indica come le altre, il suo calibro nominale, .450 in millesimi di pollice, mentre il termine nitro sta ad evidenziare che la sua carica conteneva polvere in nitrocellulosa ossia più potente rispetto alla polvere nera, ed in fine Il suffisso “Express” evidenzia la velocità relativamente più elevata della cartuccia dall’analogia con treni espressi di quel periodo di tempo.

Esistono tante altre cartucce da menzionare, ma per concludere con i calibri di origine inglese, prendiamo come altro esempio il .500 Nitro Express. Questa cartuccia nasce dalla .500 Black Powder Express, anche denominata .500 BPE, che successivamente venne caricata con polvere contenente nitrocellulosa per cui nacque appunto la .500 Nitro Express. La più popolare è diventata la versione da 3 pollici (riferito alla lunghezza della cartuccia). Successivamente alla .500 Nitro Express venne ristretto il colletto del bossolo, per poter alloggiare una palla di diametro nominale .465 millesimi di pollice, denominandola .500 .465 Nitro Express; .500 era il calibro iniziale (originale) e .465 è il calibro nominale avvenuto in un secondo momento con la restrizione del colletto.

Parliamo ora della denominazione delle cartucce europee, che sicuramente è più semplice da capire, anche se ci sono casi particolari che possono trarre in inganno l’appassionato neofita e non. Nella maggior parte dei casi per le armi lunghe e corte, abbiamo un sistema standardizzato che prevede l’indicazione del calibro reale della bocca del bossolo o della palla e la lunghezza del bossolo senza la palla espressa in mm. La cartuccia 7 x 64 mm, per esempio, ha un diametro reale della palla di 7 mm, mentre 64 mm è l’altezza del bossolo. Questa, non deriva da nessuna altra cartuccia preesistente né tanto meno nasce per impieghi militari, bensì per uso venatorio e sportivo. Un’altra denominazione di questa cartuccia è 7 x 64 mm Brenneke, dal nome dell’ideatore che la realizzò nel 1917. Per le armi corte prendiamo come esempio il calibro 9×19 mm, dove 9 è il diametro reale della palla in mm, 19 invece è l’altezza del bossolo sempre espresso in mm. Se andrete a sbirciare l’articolo che ho scritto tempo fa sul 9×19 mm, vedrete che questa cartuccia ha diversi sinonimi: 9 mm Lungo riferita al fatto che esisteva già il 9 mm Corto (9 x 17), 9 mm Parabellum, (l’indirizzo della fabbrica costruttrice in Germania) 9 mm Para, (abbreviativo di Parabellum) 9 Luger, (il nome di colui che ha realizzato questo calibro) 9 x 19 NATO (North Atlantic Treaty Organization).

Una cartuccia di cui ormai poco si parla è la cartuccia 9 x 18 mm. denominata anche 9 x 19 Ultra, 9 Police, 9 mm Police, o 9 x 18 Police è stata sviluppata dalla tedesca Gustav Genschow intorno alla metà degli anni trenta, su richiesta della Luftwaffe i quali piloti, volevano in dotazione un’arma più compatta e leggera rispetto a quelle più pesanti in calibro 9 x 19 mm. Successivamente la Luftwaffe decise di mantenere le armi in calibro 9 x 19 mm, per cui il 9 x 18 mm rimase sempre una cartuccia sperimentale, sebbene ne furono prodotte centinaia di migliaia di pezzi che vennero utilizzate da alcuni reparti anche italiani fino agli anni settanta. Alla fine della seconda guerra mondiale, i russi utilizzarono questo calibro per creare la cartuccia calibro 9 mm Makarov, la quale unica differenza era il diametro della palla poco più grande e il fondello del bossolo. Anche ai russi come inizialmente alla Luftwaffe interessava costruire pistole più leggere e facile da produrre, in quanto la potenza minore rispetto al calibro 9 x 19mm permetteva di costruire pistole con un sistema di chiusura a massa molto meno complesso e di conseguenza meno dispendioso. 

Nel tempo tutti si disinteressarono a questo calibro, tanto è che oggi non ne parla più nessuno. Una sola azienda produttrice di munizioni la GFL ne produce un quantitativo limitato per una sua linea di cartucce denominata “evergreen”.       

Avete sicuramente osservato che alcune delle cartucce citate, vengono denominate con il calibro effettivo della palla con il nome del produttore o l’azienda che l’ha prodotta. Questa tipologia di denominazione riguarda per molti calibri per arma corta realizzati in Europa occidente dalla fine del 1800 fino agli anni 30. Questo fa sì che il produttore dell’arma, emetta sul mercato anche le proprie munizioni che si adattano all’arma prodotta. 

Quindi ogni arma ha le sue munizioni dettate da chi le ha prodotte. In Italia l’esercito e tutte le forze dell’ordine hanno in dotazione armi con calibro 9 x 19 mm che corrisponde a 9 mm Parabellum o 9 lungo Beretta, mentre in America e in Inghilterra corrisponde al 9 Luger. Il calibro 9×21 è utilizzato principalmente in Italia per motivi giuridici per uso civile. Questo per distinguere le armi di ordinanza da quelle per uso civile. Comunque dal 1° febbraio 2022 con la legge 238/2021 il calibro 9×19 è stato liberalizzato, per cui è attualmente possibile usarlo sia per le armi lunghe sportive che per le armi corte. 

In America utilizzano molto il calibro .38 per i revolver mentre per le pistole semiautomatiche e automatiche principalmente il calibro .40 e .45 ACP (.45 Colt Automatic, .45 Auto M11 .45 ACP e .45 SW sono le stesse munizioni). Quest’ultimo calibro è rimasto in dotazione all’esercito americano per circa 80 anni fino al 1985, per poi essere sostituito con il 9 Luger o 9 Para (9 x 19 mm). Sebbene ci siano anche alcune pistole mitragliatrici in calibro .45 ACP, alcuni reparti dell’esercito americano non hanno mai voluto abbandonare il suddetto calibro tanto è che ad oggi a loro, è ancora in dotazione.

Il .45 HP era un calibro utilizzato solo in Italia per differenziarlo dalle munizioni per uso militare come il 9x21mm. Il .45 HP si differenzia col .45 ACP americano soltanto perché quest’ultimo ha il bossolo lungo un millimetro in più. Dal 1996 è stato consentito l’utilizzo della cartuccia calibro .45 ACP per i civili anche in Italia. L’uso di una cartuccia .45 ACP in una pistola che camera un .45 Hp, non può essere usata in quanto non entra in camera di cartuccia essendo più lunga, per cui il carrello non va in chiusura: mentre al contrario è possibile, anche se alla lunga potrà causare problemi come inceppamenti o rottura dell’estrattore dell’arma. Questo ultimo concetto vale anche per l’utilizzo di una cartuccia in 9×21 mm con un’arma in calibro 9×19 mm e viceversa.

manuale

Per concludere come avrete notato il mondo dei calibri è caratterizzato da una lunga storia di produttori e dal loro desiderio di rendere unica un’arma, con l’utilizzo esclusivo del proprio munizionamento. Possiamo comunque definire il concetto generale di calibro in termini di misura e allenare la nostra memoria per ricordarci tutte le varie produzioni. Se volete addentrarvi ancora di più nel mondo dei calibri delle armi vi consiglio l’acquisto del libro “Cartridges of the world” giunto ormai alla 17ma edizione, un manuale eccezionale, dove sono riportate con immagini e storia tutte le cartucce prodotte nel mondo divise per categorie. Il mio consiglio è quello di consultare sempre le tabelle tecniche CIP e SAAMI che a mio avviso sono da considerarsi “la bibbia” delle armi e delle munizioni. So di aver divagato non poco in questo articolo, ma spero che questo mio breve viaggio nel mondo dei calibri, sia stato per voi interessante e abbia soddisfatto qualche curiosità in più.

Alla prossima!

 

Michele Alfarone,

Responsabile Nazionale Opes Tiro a segno

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