Precisione o istinto? Il doppio volto del tiro con le armi da fuoco 

Tecniche di tiro mirato e puntato a confronto: occhio dominante, kinestesia e gestione dello stress per migliorare efficacia e consapevolezza

Se siete appassionati di armi da fuoco e volete affinare la vostra tecnica, continuate a leggere: scoprirete come incrementare precisione e velocità, sfruttando al meglio la vostra capacità naturali. Ogni tiratore sia sportivo che professionista, deve padroneggiare lo strumento che utilizza e possedere una conoscenza approfondita delle tecniche di tiro, inclusa la comprensione delle tecniche di puntamento. Queste sono essenziali per il tiro con armi corte e lunghe. 

È importante comprendere la differenza tra queste tecniche e le situazioni in cui ciascuna risulta indispensabile. In questo articolo esploreremo le caratteristiche del tiro mirato e del tiro puntato, analizzando quando e perché utilizzarle, e il ruolo che l’istinto e l’occhio dominante giocano in ciascun contesto. Inoltre, vi proporrò alcuni test per identificare il vostro occhio dominate, in modo da migliorare la vostra posizione di tiro e ottimizzare la vostra performance.

Il Tiro Mirato: Precisione e Controllo 

Il tiro mirato è la tecnica classica utilizzata quando si ha il tempo di prendere la mira con calma, generalmente a distanze superiori ai 12 metri, dove la precisione è fondamentale e le minacce sono assenti o comunque non immediate. In questa situazione, il tiratore può allineare correttamente tacca di mira e mirino dell’arma con il bersaglio, proprio come avviene nelle competizioni di tiro a segno.

Questo tipo di tiro sfrutta l’occhio dominante, ovvero l’occhio che fornisce la visione più nitida e precisa, permettendo di centrare il bersaglio con maggiore accuratezza. Mirando soltanto con l’occhio dominante, la visione sarà monoculare. Inoltre durante il tiro mirato, è essenziale mantenere il bersaglio sfocato e mettere a fuoco la tacca di mira e mirino. Questo approccio garantisce una maggior precisione, poiché il tiratore focalizza la propria attenzione sugli elementi dell’arma, riducendo le distrazioni visive legate al bersaglio stesso. In questo modo, l’allineamento risulta più semplice e la concentrazione può essere mantenuta, ottimizzando così la precisione del colpo. 

Tra i 7 e i 12 metri, il tiro può essere definito a media distanza: in questa situazione, si ha qualche frazione di secondo in più per mirare, ma se è necessario bisogna reagire rapidamente.

Il Tiro Puntato: Rapidità e Istinto  

Il tiro puntato o tiro istintivo è fondamentale in situazioni di difesa, dove c’è una forte componente di stress e la necessità di una reazione rapida è determinante. Questo tipo di tiro viene effettuato a breve distanza, generalmente tra i 5 e i 7 metri, e si basa su un approccio più istintivo e immediato.

Viene eseguita con entrambi gli occhi aperti (visione binoculare) per mantenere un ampio campo visivo. In questo caso, se si punta un bersaglio soltanto con l’occhio dominante, come avviene nel tiro mirato, il campo visivo si riduce a circa 110 gradi. Puntando invece con entrambi gli occhi aperti, il campo visivo si estende fino a circa 220 gradi, includendo anche la visione periferica, cioè quella parte che percepiamo con la coda dell’occhio senza guardare direttamente. 

Pertanto, nel tiro istintivo, è cruciale non concentrarsi solo sul bersaglio, ma anche osservare l’ambiente circostante per identificare eventuali altre minacce. Nel tiro istintivo, infatti, il bersaglio dovrà apparire nitido, mentre la tacca di mira e mirino dell’arma dovranno risultare sfocati, esattamente al contrario di quanto avviene nel tiro mirato. 

Questo approccio consente di reagire rapidamente a situazioni impreviste e di mantenere una consapevolezza delle eventuali minacce presenti nell’ambiente circostante. Anche in ambito sportivo questa tecnica si rivela efficace. Nel tiro dinamico, ad esempio, il controllo dello stress e una reazione veloce sono fondamentali per ottenere buoni risultati nelle competizioni.

In tale contesto, la tecnica del tiro istintivo permette di adattarsi rapidamente alle condizioni variabili del campo si gara. In situazioni così complesse, dove tutto accade rapidamente e non c è tempo di mirare, è necessario affidarsi all’ istinto e alle tecniche apprese per colpire un bersaglio con efficacia. 

A supporto di ciò interviene la kinestesia, ovvero la capacità psico-fisica che ci permette, ad esempio, di mantenere l’equilibrio, di camminare, di percepire la nostra posizione nello spazio e coordinare i movimenti. Nel contesto specifico del tiro, la capacità di mirare senza prendere la mira o di orientare il corpo verso un punto di interesse in maniera istintiva è dovuta al nostro senso kinestetico. Questo senso è presente più o meno in ognuno di noi e può essere sviluppato ulteriormente con l’addestramento, ovvero con la conoscenza delle tecniche e la loro corretta messa in pratica. 

L’istinto: comportamento innato 

L’istinto è la tendenza intrinseca di un organismo ad eseguire o mettere in atto un particolare comportamento. Sono comportamenti automatici, ovvero non sono frutto di apprendimento né di scelta personale. L’istinto ha un rapporto piuttosto rigido con ciò che desidera e a cui mira, difficilmente ottenendo soddisfazione da un oggetto diverso. (Wikipedia)

Tutti noi possediamo questa componente naturale, l’istinto, che può rivelarsi prezioso in contesti dove rapidità e reazione sono cruciali, come nella difesa personale e nelle discipline sportive. Durante i corsi di tiro suggerisco spesso agli allievi di affidarsi all’istinto quando incontrano difficoltà in alcuni esercizi. Spesso così facendo riescono a migliorare in precisione e velocità, sorprendendosi per i risultati ottenuti. Tuttavia, l’istinto può anche portare a commettere errori; quindi è fondamentale conoscerlo e imparare a gestirlo a proprio vantaggio. 

L’occhio dominante

Il cervello elabora le immagini provenienti dai due occhi e le fonde in una sola. Tuttavia l’immagine è comandata da un solo occhio, quello dominante. L’occhio dominante, è quello che, nella visione, prevale sull’altro ed è quello che utilizziamo istintivamente quando miriamo, anche se non ne siamo consapevoli. Ognuno di noi ha un proprio occhio dominante. Spesso si commette l’errore di pensare che l’occhio dominate sia il destro per i destrimani e il sinistro per i mancini, invece non è così.

Per scoprire quale sia il vostro occhio dominante, vi somministrerò un paio di test. Il primo è molto semplice, mentre il secondo un po’ più complicato, ma vi permetterà di capire come funzionano le nostre capacità psico-fisiche delle quali abbiamo parlato sopra.

  • Test: Puntate con il vostro dito indice un oggetto posto ad una distanza superiore ai tre metri.  Se chiuderete un occhio alla volta, senza spostare il dito che punta l’oggetto, vi renderete conto che soltanto uno dei due rimarrà allineato con l’oggetto puntato. Quello sarà l’occhio dominante, mentre l’altro risulterà disallineato di qualche centimetro. Una volta individuato quale è l’occhio dominante, potete eseguire lo stesso test con l’arma da fuoco. 

Se dovete eseguire un tiro lento mirato, allineate l’occhio dominante con tacca di mira e mirino nella precisa direzione del bersaglio. L’altro occhio rimarrà chiuso o coperto per evitare distrazioni, consentendo di eseguire un tiro accurato e preciso, tipico del tiro a segno. Se invece dovete effettuare un tiro puntato, istintivo, tenete entrambi gli occhi aperti. Come già detto, puntate verso l’obbiettivo utilizzando solo l’occhio dominante, mentre l’altro occhio vi aiuterà a mantenere la consapevolezza di tutto ciò che accade nel campo visivo.

  • Un altro test è quello che si fa con un cartoncino forato: Con entrambi gli occhi aperti, provate a fissare un oggetto in lontananza, attraverso un foro del diametro di circa 4 cm praticato sul cartoncino. Avvicinando il cartoncino al viso per osservare dal foro l’oggetto, in maniera involontaria, porterete il foro verso il vostro occhio dominante. 

Questo semplice gesto riproduce lo stesso meccanismo che si verifica quando, in poligono, puntiamo l’arma verso un bersaglio mantenendo entrambi gli occhi aperti. In modo naturale, la nostra testa tende ad assumere una posizione leggermente spostata, proprio per allineare l’occhio dominante alla linea di tiro. 

Se l’occhio dominante è il destro e siamo destrimani, questo spostamento sarà minimo e quasi impercettibile. Se invece siamo destrimani ma con l’occhio dominante sinistro, la testa si inclinerà visibilmente in diagonale rispetto all’arma, nel tentativo istintivo di allineare l’occhio dominante con il bersaglio. Lo stesso vale per i mancini: se l’occhio dominante è il sinistro, l’allineamento sarà naturale e diretto; ma se l’occhio dominante è il destro, la testa si sposterà anch’essa in diagonale per favorire la visione con l’occhio dominante. 

L’effetto tunnel: Un’immagine perfetta

“Possiamo vedere una vampa di bocca nitida come in un fermo immagine, e persino un proiettile in volo nell’aria. Potreste avere una vivida immagine dell’arma e magari di un anello alla mano del sospetto, senza riuscire a ricordare la sua faccia.” (Artwohl-Christensen Deadly Force Encounters) 

L’effetto tunnel è una delle conseguenze dirette dello stress elevato. In queste condizioni, può accadere che la visuale si restringa su un singolo dettaglio, come l’arma dell’aggressore o un altro particolare visibile, escludendo tutto il resto. Mantenere entrambi gli occhi aperti durante il tiro puntato può aiutare a contrastare questo effetto, offrendo una maggiore consapevolezza della situazione e permettendo di reagire in modo più rapido e appropriato. 

È però fondamentale comprendere che l’effetto tunnel è solo uno dei numerosi effetti che lo stress può generare. Gestire queste reazioni è complesso, soprattutto quando i livelli di stress sono molto alti. Un addestramento costante, in particolare quello che simula condizioni di stress (stress indotto), è essenziale per migliorare la capacità di gestione. Essere consapevoli della possibilità che si manifestino effetti come il tunnel visivo aiuta a mantenere lucidità e controllo. 

Questi fenomeni non interessano soltanto gli operatori delle forze dell’ordine o della sicurezza, che utilizzano armi per lavoro e che quindi possono essere coinvolti in situazioni drammatiche, ma riguardano chiunque. Nella vita quotidiana possiamo trovarci in situazioni di pericolo in cui l’alto livello di stress può compromettere le nostre capacità. Un atleta professionista o agonista potrebbe non affrontare una competizione in maniera eccellente proprio per una condizione di stress. Infine il problema lo potrebbe avere anche uno studente che a causa dello stress, non riesca a superare un esame importante, malgrado sia preparato. 

La mira sotto stress

La respirazione tattica: come funziona e perché è utile

La respirazione tattica è una tecnica di controllo del respiro utilizzata per gestire gli effetti fisiologici dello stress, in particolare in situazioni ad alta intensità emotiva o fisica, come ad esempio durante un’azione per un operatore delle forze dell’ordine, in una competizione sportiva agonistica o nella vita quotidiana durante momenti particolarmente stressanti. Questa tecnica consiste in una respirazione lenta, profonda e controllata, tipicamente scandita in quattro fasi:

  • Inspira lentamente dal naso contando fino a quattro espandendo bene l’addome 
  • Trattieni il respiro contando fino a quattro
  • Espira lentamente dalla bocca sgonfiando l’addome contando fino a quattro 
  • Trattieni di nuovo il respiro contando fino a quattro 

Questo ciclo noto come box Breaking o “respirazione quadrata,” viene ripetuto per alcuni minuti. L’obiettivo è quello di rallentare il battito cardiaco, ossigenare meglio il cervello e riportare la mente a uno stato di lucidità. È importante sottolineare che ogni persona può avere un ritmo respiratorio differente, per cui non esiste una formula valida per tutti, ciò che conta è trovare il proprio ritmo e la propria formula personale.

Alcuni ad esempio, preferiscono contare fino a tre o fino 5 invece di quattro, adattandola tecnica alle proprie esigenze fisiche e mentali. L’obbiettivo è raggiungere uno stato di calma e concentrazione, quindi ciascuno dovrebbe individuare la propria formula personale di respirazione tattica, quella che consente di trovare rapidamente equilibrio e controllo.

Inoltre, la respirazione tattica può essere praticata in qualsiasi momento o luogo, da seduti, in movimento o nelle situazioni quotidiane in cui si avverte tensione o stress. È questa una tecnica ampiamente utilizzata da operatori militari, forze dell’ordine e anche atleti professionisti.   

Nel contesto del tiro, la respirazione tattica può fare la differenza tra un colpo preciso e uno sbagliato, poiché consente di gestire l’effetto tunnel visivo causato dallo stress, migliorare la condizione occhio- mano è ripristinare un corretto livello di attenzione. 

In questo articolo abbiamo esplorato insieme la differenza tra tiro mirato e tiro puntato, il ruolo dell’occhio dominante, l’influenza dello stress sulle prestazioni e l’importanza della respirazione tattica, elementi fondamentali per migliorare nella pratica del tiro. 

Spero che questi spunti vi abbiano stimolato nuove riflessioni e vi aiutino a coltivare con ancora più consapevolezza e passione la nostra attività. Nei prossimi articoli entreremo ancora più nel dettaglio, approfondendo altri aspetti utili per affrontare al meglio ogni situazione, sia essa sportiva che formativa.

Grazie per avermi accompagnato fin qui… Ci troveremo presto con nuove idee, nuovi spunti e come sempre la voglia di migliorarci.  Un caro saluto a tutti.

    Michele Alfarone

Perito Balistico Forense e Responsabile Nazionale del Settore Tiro a Segno OPES

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